Accompagnamento al morente

Premessa

I riferimenti riguardo ai temi qui esposti, Vita, Morte e Accompagnamento al Morente sono esempi per tutti e per noi che ne abbiamo tratto insegnamento e beneficio per le nostre esperienze personali.

 

Prof. Cesare Boni, tanatologo insegnante di meditazione
(“Il segreto della vita e della morte” libro+dvd Ed.Verdechiaro)

 

Dr. Roberto Assagioli, medico psichiatra, teosofo, fondatore della Psicosintesi – (“Il mondo interiore”, Ed. Teosofiche Italiane)

 

Prof. Raymond A. Moody, medico psicologo parapsicologo
(“La luce oltre la vita”, Ed. Oscar Mondadori)

 

Dr. Patch Adams, medico scrittore, ideatore del progetto”Gesundheit” come terapia olistica

 

Dssa. Elisabeth Kuebler Ross, medico psichiatra tanatologa
(“La morte è di vitale importanza”, Ed. Armenia)

 

Parlare della morte presuppone parlare della VITA

Perché? perché la morte fa parte della vita….come, che cos’è questa vita che viviamo tutti?

 

Cesare Boni ha intitolato il suo famoso libro “Il segreto della vita e della morte, il viaggio dell’anima”.

 

Il segreto sta in un viaggio che l’anima compie, quello che di corpo in corpo si dà forme diverse allo scopo di ri-conoscere (conoscere di nuovo, qualcosa che conosce già) la sua vera natura, che come dicono le scritture indiane è “Sat-cit-andanda”:  Esistenza – Coscienza – Beatitudine Eterna.

 

Il prof. Boni ha messo a confronto le sacre scritture di diversa provenienza:

Buddhismo Tibetano: Bar-do Thodol
Induismo: Upanishad, Bhagavad Gita, Mahabharata
Shivaismo del Kashmir: Pratyabhijnahrdayam
Saggi dell’Oriente: Adi Shankaracharya, Swami Shivananda, Shree Ramana Maharshi…
Ebraismo: Cabbala, Sepher Yetzira, Zohar
Egitto: Il libro della piramide, il libro egiziano dei morti, il libro egizio degli inferi
Cristianesimo: Antico e Nuovo Testamento, Apocalisse di S.Giovanni, Mistici cristiani…
Islam: Corano, di Haidth di Maometto, i saggi sufi…
Sciamanesimo del nord, centro e sud America
i Filosofi occidentali: Pitagora, Platone, Plotino, Neoplatonici

che lui stesso definisce “tante guide per il nostro viaggio”, arrivando alla conclusione che tutte dicono la stessa cosa

 

LA VITA E’ ETERNA

La vita è un flusso continuo di Coscienza, senza interruzione.

Cambiano le forme all’interno dello stesso flusso, così come un seme perde la sua forma e diventa fiore ed il fiore perde la sua forma e diventa frutto…così via via in una catena continua di trasformazioni, la vita umana si rinnova nel corpo allo scopo di riconoscere la propria vera natura divina.

La Morte quindi non è la fine della vita, non è l’opposto della vita (rappresentato da una linea retta)

I__________________________________________I

NASCITA = inizio vita     VITA           MORTE = fine vita

 

bensì l’opposto della nascita, in un flusso continuo di Coscienza (rappresentato da un cerchio)

 

morte    O    nascita

 

Nascita e morte sono due momenti, due porte di passaggio all’interno del flusso eterno di coscienza in cui a partire da una forma “sottile” prendiamo un corpo fisico, e dal corpo fisico ritorniamo ad una forma “sottile” quando il flusso di energia (prana) che mantiene in vita il nostro corpo, esce dal corpo stesso con l’ultimo espiro. Quando il respiro-prana esce dal corpo questo muore.

 

Prendiamo una forma di corpo fisico e poi la lasciamo, mentre continuiamo ad Essere, esattamente come ogni sera lasciamo il corpo nel letto a dormire e andiamo altrove con i sensi della mente: mentre si alternano le fasi di sogno e sonno profondo, il corpo è disteso nel letto a ricaricare le sue batterie, e noi continuiamo ad Essere in altra forma.

 

Il concetto del flusso eterno di esistenza si ritrova, ad esempio, negli studi di Antoine-Laurent de Lavoisier (1743-1794, chimico francese):

 

 “Nulla si crea, nulla si distrugge, Tutto si trasforma”.

 

Perché è più facile comprendere questo ciclo eterno di cambiamento in una pianta piuttosto che in una vita umana? Semplicemente perché non si è educati a fare esperienza di se stessi come flusso eterno, si è abituati ad identificarsi con il proprio corpo fisico (sono il mio corpo – se lo perdo perdo la vita), con la propria mente (sono i miei pensieri – se li perdo perdo la vita), con i propri sentimenti (sono le mie emozioni ed i miei sentimenti – se li perdo perdo la vita), piuttosto che avere l’abitudine ad identificarsi con il Sè, con la propria vera natura infinita, eterna, onnisciente, onnipervadente (sono eterno), non si è educati a conoscere quella sorgente che è ogni cellula del nostro corpo e continua ad essere anche quando le cellule non ci sono più.

 

Come si può fare questa esperienza?
Il dr. R. Assagioli dice che occorre “Includere tutto e trascendere tutto” – (trascendere=andare oltre). Il prof. Boni spiega che se si vuole misurare qualcosa occorre utilizzare lo strumento adatto per misurarlo e per “misurare” la vita come quel flusso eterno di esistenza, che è al di là della mente,  si deve adottare uno strumento così sottile che possa rilevarlo, questo strumento è la Meditazione.

La meditazione fa riportare tutti i sensi dall’esterno all’interno, che si utilizzi un metodo o un altro, lo scopo della meditazione è andare sempre più in profondità all’interno e fare esperienza di ciò che si è, per conoscere il proprio mondo interiore là dove regna l’esperienza dell’eterno.

 

Come si fa?
Occorre trovare una meditazione che aiuti ad avere questa esperienza, in questa ricerca si prova e riprova, a volte con tecniche diverse, a volte si seguono insegnamenti diversi, è come fare tanti buchi nel terreno per cercare l’acqua….l’ acqua è l’esperienza di Dio al proprio interno: può rivelarsi come calma assoluta, profondo appagamento, pienezza, silenzio, luce abbagliante, amore incondizionato….le sfumature sono tante ma l’esperienza comune è qualcosa solitamente di così grande che risulta difficile da rendere a parole.

 

Lo Spirito trascende ogni limite di tempo e di spazio, ogni vincolo di materia. Lo Spirito è nella sua essenza eterno, infinito, libero, universale. – R. Assagioli

 

Il cammino della conoscenza si dice abbia inizio fin dalla notte dei tempi, di solito lo si trova a partire dai Veda (2200 a.C., le quattro antiche Scritture fondamentali dell’Induismo considerate rivelazioni divine e tramandate oralmente): è auspicabile seguire percorsi radicati nella loro tradizione, in quanto portatori di pratiche provate dall’uomo nei millenni, sperimentate così tanto da conoscerne il percorso e i risultati, mentre chi si improvvisa può facilmente alimentare l’esperienza esteriore, aspetti egoici, piuttosto dell’esperienza interiore dalla quale sorge e si sviluppa la conoscenza.

 

Cosa succede quando si ha l’esperienza?
Quando si ha l’esperienza di se stessi come eterni, come flusso ininterrotto di Coscienza, non si ha paura della morte, proprio perché si è consapevoli di Essere, di essere sempre, si fa esperienza di unità col Tutto, con tutte le cose manifeste, si ritorna alla sorgente. Questa esperienza di totale espansione del cuore e della mente può talvolta avvenire spontaneamente, può accadere “per grazia”, di sicuro occorre poi saperla custodire e alimentare per mantenerla e farla crescere.

 

La d.ssa Kuebler Ross, ad esempio, parla della sua esperienza di non ricerca di un maestro, insegnamento o guida, descrive come non riusciva nemmeno a starsene ferma a meditare, mangiava carne, beveva caffè, non era mai stata in India, eppure aveva avuto tutte le esperienze mistiche che si possono immaginare. Diceva che se si è pronti per le esperienze spirituali e non si ha paura, queste accadono, e se non si è pronti, non si crederà a quello che stiamo descrivendo qui. Certo dice, è diverso il sapere dal credere, quando si sa, cioè si ha l’esperienza, può accadere qualsiasi cosa, si ha la certezza che la morte non esiste. Per aprirsi a questa esperienza la d.ssa Ross esorta a vivere seguendo il proprio quadrante “intuitivo e spirituale” e non quello intellettuale.

 

 “Io vivo la mia vita senza tante teorie sulla coscienza superiore, ma dedicandomi alla guarigione degli esseri umani, in un modo molto terra-terra. E se non fossi stata dall’altra parte, non sarei capace di fare quello che sto facendo. Non sarei capace di stare accanto a bambini moribondi…”. E.K.Ross

 

Disse che se la meditazione è entrare in sintonia con il morente nella fase terminale, allora deve aver meditato moltissimo!

 

Per quanto riguarda l’ “andare dall’altra parte”, è illuminante il famoso video di raccolta di esperienze di premorte (NDE – near death experiences) del Prof. R. Moody: https://www.youtube.com/watch?v=-KRuH6Q9FyA

 

Così in assenza di paura risulta naturale accompagnare il morente e ricordiamo che accompagnare qualcuno significa che chi accompagna sappia dove sta andando, cioè conosca quel posto dove sta portando l’altro. Questo è un semplice motivo per cui occorre prestare attenzione a chi scegliamo come guida.

 

LA CELEBRAZIONE DI UN PASSAGGIO
Vivere in consapevolezza il passaggio sia della morte come quello della nascita è di grande importanza: il primo influenza la vita “di là”, il secondo influenza la vita “di qua”. Tutti i momenti di passaggio, di transizione sono fondamentali, più ne siamo consapevoli più ci aiuta a vivere bene ciò che verrà oltre la porta.

 

Così durante il passaggio della morte, saper riconoscere ciò che stiamo vivendo, è fondamentale, il passaggio dalla forma fisica ad una forma eterica è ciò che viene sperimentato ad esempio con tecniche di meditazione, da quelle indiane, tibetane, sciamaniche, a quelle nordiche e africane. Molte tradizioni comprese quelle tribali si preparano alla celebrazione del passaggio accompagnando il morente in modo propizio per il suo viaggio di ritorno alla sorgente. Si cerca di portare in espansione la consapevolezza del morente, quindi eliminare il più possibile i dolori che gli impediscono un’esperienza di espansione, per raggiungere un’esperienza di calma e quiete interiore, di amore per se stessi, di pace verso il proprio passato, …e Tutto questo è più facile se consideriamo il morente un vivente (Patch Adams), questo significa non trattarlo da morto, bensì da vivo. E’ fondamentale ricordarsi che i morenti sono ancora vivi, sono da ascoltare con attenzione e cura, poiché anche se i sensi sono ritratti, la loro parte più sottile continua a sentire ciò che è intorno, per questo giovano di un ambiente calmo, sereno e rassicurante, piuttosto che agitato, pauroso e triste.

 

E’ molto importante considerare il sistema di credenza del morente per agevolarlo in un passaggio di espansione, se è cristiano si può recitare il padre nostro, se è un ateo leggergli quello che desidera,…nel caso in cui il morente non sia in grado di scegliere si può utilizzare la recitazione di mantra, preghiere se sapete che a lui sono cari. In sintesi occorre utilizzare tutti gli strumenti sempre in funzione del bene del morente e non quello personale.

 

Ricordiamo infine che quando si parla di accompagnamento al morente, il primo morente da dover accompagnare siamo noi. Questo fa porre la domanda “come mi accompagno a vivere?”, come seguo/accolgo i cambiamenti continui, saper stare nel flusso del cambiamento continuo è un continuo morire, e saperci stare in consapevolezza di essere eterni è un continuo vivere.

 

Accompagnarsi nella vita di tutti i giorni con atteggiamento vigile ha un impatto sulla qualità della vita momento per momento, nostra e di chi ci è accanto, e di sicuro influirà sulla qualità del momento in cui noi lasceremo il nostro corpo oppure noi aiuteremo qualcuno a celebrare il passaggio, come dice la d.ssa Ross, “dalla Vita alla Vita”.

 

Pratiche di accompagnamento
Così comprendiamo che si può accompagnare il morente se si ha risolto il problema della morte, se si vive nell’amore e nella pace, in caso contrario possiamo fare assistenza, sia per alleviare i dolori fisici che psicologici, ma non per alleviare il dolore spirituale. E’ chiaro che se si è nella paura si trasmette paura, così come nell’amore si trasmette amore.

 

Accompagnare significa promuovere una morte consapevole, accettata, amica.

I mezzi principali sono il silenzio e l’ascolto.

Per alcune pratiche di accompagnamento rimandiamo al libro di Cesare Boni “Dove va l’anima dopo la morte” (pagg. 383-384-385) oppure “Il segreto della vita e della morte”, così come per l’approfondimento sul tema della scansione della creazione e dissoluzione.

 

Conclusione
Qualsiasi tecnica, di qualsiasi tradizione, che consideri la persona, non la malattia, è ottima, e sarà sostenuta, illuminata se si ha la pace nel cuore, la quiete della mente, questo può accadere a volte spontaneamente per stati di grazia, ma di sicuro per radicarli nella nostra vita e per utilizzarli nel momento del bisogno occorre promuoverli, ricercarli e allenarli. Per questo è fondamentale al di là della tecnica trovare un mezzo che possa far trascendere la propria mente, il proprio corpo al fine di raggiungere una consapevolezza e un autodominio che elevi il nostro intero essere alla gioia di vivere.

 

Testi consigliati

 

CESARE BONI, Dove va l’anima dopo la morte – Ed. Elvetica

CESARE BONI e KICCA CAMPANELLA, Vado e Torno – Ed. Elvetica (per adulti e per ragazzi)

ELISABETH KUBLER-ROSS, La morte è di vitale importanza – Ed. Armenia

RAYMOND A. MOODY, La luce oltre la vita – Ed. Oscar Mondadori

 

 

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