Le Upanishad dicono:
“L’uomo è ciò che pensa“
Le scritture indiane con particolare riferimento allo Shivaismo del Kashmir*, parlano dello yoga come psicologia moderna, sottolineando l’importanza che ha la mente nel creare la propria realtà quotidiana.
Riconoscere la Mente come energia cosmica è riconoscere l’infinita creatività dell’uomo, è comprendere di non essere vittime delle circostanze bensì potenziali creatori e modellatori di tutti i mondi, interni ed esterni, che sono parte di noi e di cui noi siamo parte.
Come si può governare Manas, la Mente?
Le scritture parlano delle pratiche spirituali, pratiche che l’uomo ha da sempre sperimentato come ricerca al proprio interno. La mente si identifica spesso con il corpo fisico, i pensieri e le emozioni (ad esempio “io sono arrabbiato” invece di “io ho rabbia”) così quando le emozioni sono piacevoli ci si sente felici, quando sono spiacevoli si soffre, si sperimenta così una felicità che va e viene, senza riuscire ad afferrarla e trattenerla, non vi è alcun controllo sul proprio stato interiore.
Gli yogi-psicologi della tradizione siddha dicono che anche le emozioni sono prodotti del pensiero, essendo di fatto reazioni ai pensieri e alle immagini, quindi lavorare sull’espressione e sull’analisi delle emozioni significa essenzialmente focalizzarsi su manifestazioni secondarie, per questo uno dei rimedi raccomandati per le emozioni negative sono i pensieri positivi.
La meta che gli psicologi dello yoga fissano per tutti non è altro che la realizzazione della propria essenziale divinità, la psicologia yogica classica dice che si giunge a conoscere il Sè interiore quando si pone fine al chiacchierio mentale, alle fluttuazioni della mente. E’ a quest’ unico fine che sono dirette la maggior parte delle tecniche yogiche, come la meditazione, la ripetizione del mantra** e le discipline delle differenti scuole.
Una tecnica molto utilizzata è quella di assumere l’atteggiamento del Testimone, invece di pensare ai pensieri, impulsi ed emozioni le scritture suggeriscono semplicemente di osservarli come se passassero su uno schermo neutro.
Si può affermare che le tecniche di meditazione funzionano per il semplice motivo che la mente,così come si permea di collera quando si concentra su pensieri di collera, assorbe allo stesso modo le qualità di pace e libertà del Sè quando si focalizza sul Sè. Soltanto grazie alla mente si è in grado di agire nel mondo, se la mente non è in buone condizioni, non è disciplinata e moderata, si soffrirà indipendentemente da ciò che si possiede.
Le Upanishad affermano che la sede della Mente è il Cuore.
Esistono 3 nadi o canali sottili che vanno dal cuore al sahasrara (VII chakra), il centro spirituale situato sulla sommità del capo, ed è per questo che sembra che la mente sia localizzata nella testa. Tuttavia la dimora centrale della mente è il cuore e se si medita profondamente si arriva a conoscere questa realtà.
Per rendere forte la mente si può praticare lo Yoga, così come altre discipline spirituali. Per Yoga intendiamo la vita stessa, il respiro stesso che entra ed esce, la concentrazione che serve per compiere le azioni.. La mente è controllata dal prana, quando il prana smette di muoversi la mente diviene calma ed è allora che può lasciar esprimere la sua vera natura divina, attraverso intuizioni, pensieri, immagini, che provengono da una dimensione più grande e profonda, da quella saggezza che risiede nel cuore di ognuno ed è universale.
Per accedere alla fonte della nostra saggezza, le scritture parlano del movimento di una grande energia interiore che risiede dormiente nella zona del Muladhara (perineo) e va risvegliata: viene chiamata Kundalini shakti***. Quando viene risvegliata Kundalini comincia a muoversi verso l’alto lungo la Sushumna, il sottile canale centrale, perforando i chakra e dando inizio a vari processi yogici che portano alla totale purificazione e al ringiovanimento dell’intero essere. Quando Kundalini entra nel Sahasrara (il centro spirituale situato alla sommità del capo) il sè individuale si fonde nel Sè universale e raggiunge lo stato di realizzazione del Sè.
Questo è il motivo per cui le scritture dicono di rivolgere la mente all’interno e calmarla, per conoscere la grande divinità che esiste in se stessi ed in ogni cosa e vivere in estasi.
*Lo Shivaismo del Kashmir è un sistema filosofico e teologico nato nella regione del Kashmir nel VIII-XI sec. e sviluppatosi nell’ambito della tradizione tantrica non dualista.
**una interpretazione dal sanscrito, da Man-radice di manas, mente; Tra-radice di trana, liberazione. Il mantra è un inno che facilita la liberazione, l’andare oltre la mente.
***Kundalini, lett. “colei che è arrotolata”, l’energia primordiale o cosmica che risiede arrotolata nel muladhara chakra di ogni essere umano.
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